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La calma nella tempesta

Aggiornamento: 4 giu 2020




Ci troviamo in un tempo dove quotidianamente le acque vengono agitate dai venti delle notizie sul COVID-19. Ogni giorno, diverse volte al giorno, i notiziari ci aggiornano sui numeri dei contagi, dei decessi, sulla diffusione del virus, sulle misure restrittive imposte alla popolazione, sulle norme igieniche da rispettare, sulle distanze minime da tenere gli uni dagli altri, ecc.

Tutto questo genera ansia e angoscia.

Non parlo di paura. La paura ha un oggetto preciso ben definito e definibile: sto camminando nel bosco in montagna e mi trovo davanti un orso; questo mi genera paura, un'emozione fondamentale per prendere la giusta scelta in quel momento per sopravvivere.

Parlo, invece, di ansia e angoscia, perchè nella situazione attuale, non solo il virus non è visibile e rintracciabile (potrebbe essere ovunque nell'aria, senza che ce ne accorgiamo; e questo genere ansia) ma le notizie che ci arrivano dai media non fanno che aumentare il senso di incertezza e confusione e di perenne minaccia che fa degenerare l'ansia in angoscia: una paura senza nome, minacciosa e catastrofica per chi la prova.

Come possiamo affrontare questa situazione senza farci travolgere?

Torno all'immagine presente nel titolo di questo articolo: il mare può essere in tempesta e burrascoso; ma se scendo molto in profondità (che ne so a 1000mt sotto la superficie) lì sotto le acque sono tranquille e relativamente calme, nonostante in superficie sia in atto una burrasca.

Lo stesso avviene anche dentro di noi.

Se restiamo sulla superficie e ci lasciamo toccare da tutti gli stimoli esterni che ci arrivano, le acque della nostra mente si agitano sempre di più fino a divenire un vero mare in tempesta, carico di agitazione, angoscia, scenari catastrofici, rabbia, ecc. Non è opportuno e neppure saggio restare sulla superficie e provare a tenere saldo il timone della nostra vita: le correnti sicuramente lo spezzeranno e noi ci troveremo alla deriva, trascinati dai marosi delle reazioni ansiogene (faremo provviste di cibo come se fossimo in guerra, ci chiuderemo in casa, guarderemo chiunque con sospetto come un potenziale untore, leggeremo con ipocondria ogni minimo sintonìmo del nostro corpo come segnale di infezione, correremo al pronto soccorso alla minima linea di febbre, ecc.). Magari non siamo arrivati a tanto, ma ci siamo lasciati travolgere dalle notizie sui social, leggendo bulimicamente un post dopo l'altro, commentando e rimbalzando notizie senza verificarle, ecc. Abbiamo reagito: la tempesta ci ha fatto perdere la rotta e ci siamo trovati alla deriva carichi di ansia e angoscia.

La Mindfulness ci invita a scendere in profondità e lasciare che il mare si agiti pure e la tempesta urli in superficie. Ci invita a fare una pausa, fermarci, e respirare.

Il primo essenziale passo è fermarsi. Appena ci accorgiamo che in noi sorge ansia e angoscia (oppure rabbia e reazione) siamo invitati a portare consapevolezza a quello che succede in noi e smettere di fare quello che stavamo facendo. Magari siamo al pc e stiamo leggendo un post dietro l'altro, oppure abbiamo letto alcuni commenti che ci stanno facendo reagire e abbiamo iniziato a scrivere la nostra risposta... Qualunque cosa stiamo facendo, appena ci rendiamo conto che le acque in noi sono agitate, l'invito è quello di fare una pausa.

Il secondo passo è respirare. Una volta che ci siamo fermati, è essenziale che spostiamo intenzionalmente la nostra attenzione al respiro: all'aria che entra e che esce e alle sensazioni fisiche che questo flusso naturale produce nel nostro corpo in questo momento. Dico "spostare intenzionalmente la nostra attenzione" perchè da sola la mente vagherebbe da un pensiero reattivo/ansioso all'altro ("E adesso come facciamo?!" "Ma che cazzate scrive questa!" "Ancora scuole chiuse?!" "Oddio i contagi aumentano" ecc.). Se ci fermiamo e basta, la nostra mente si mette in moto e salta da un pensiero angosiante all'altro, senza tregua. Dobbiamo prendere noi le redini e "domarla" con la volontà: invece che lasciarci sbattere dai suoi marosi, coltiviamo l'attenzione consapevole del nostro respiro. E' una pratica semplice ma non facile. Ci chiede esercizio, allenamento e pazienza: ci chiede, ogni volta che i pensieri ci distraggono e riportano alla superficie burrascosa, la decisione di scendere consapevolmente in ascolto del respiro.

Scrive il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh nel libro Paura. Supera la tempesta con la saggezza: "Lasciarsi assorbire da tante cose in modo superficiale, impedisce alla vostra mente di essere totalmente, profondamente e serenamente radicata nel momento presente. Ci si abitua a guardare le cose in un modo molto superficiale e a farsi trascinare da false percezioni e dalle emozioni negative che ne risultano. tutto ciò ci porta a comportarci in modo sbagliato e a renderci la vita impossibile". Al contrario "quando la mente si ferma, si vedono le cose in profondità (...) Vi permette di vedere le cose in modo più chiaro e sereno".

Perchè, allora, non utilizzare anche questa situazione come una opportunità per fare pratica, fermasi, respirare e coltivare la calma, mentre in superficie imperversa la tempesta?

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