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L'universo... in un fiore selvatico




C'è una poesia di William Blake che così recita:

Vedere un mondo in un granello di sabbia

e un cielo in un fiore selvatico

Tenere l'infinito nel palmo della mano

e l'eternità in un'ora.

In questo periodo, in cui siamo invitati a stare il più possibile a casa e veniamo spronati ad aumentare (o inizare) le attività in modalità smartworking, rischiamo di perdere la dimensione corporea della nostra esistenza. Rischiamo di perdere l'esperienza sensoriale e la percezione stessa di essere in relazione (col nostro corpo, con le altre persone, con la natura, con l'universo...).

Come dice Thich Nhat Hahn, nel libro Ogni istante è un dono, "quando sei impegnato con il computer per ore ed ore dimentichi completamente di avere un corpo". Siamo così concentrati sul lavoro che stiamo facendo, sulla riunione in cui siamo impegnati, sul progetto da ultimare... che perdiamo la percezione del nostro corpo.

E rischiamo anche di avere la falsa percezione di essere al sicuro, immuni, isolati e salvi dal contagio. Ma se stare a casa può diminuire il rischio di contagio da COVID 19, un contagio ben peggiore ci sta uccidendo l'anima, lo spirito: stiamo perdendo il contatto con la terra, con il corpo, con la vita.

Stiamo anche rischiando di non vivere l'adesso, ma proiettarci continuamente nel futuro: a quando verrà emanato un prossimo decreto, a quando riapriranno (i negozi, le scuole, le palestre, ecc), a quando verrà trovato un rimedio al COVID 19, ecc. E così non viviamo.

Sempre nello stesso libro, Thich Nhat Hahn aggiunge: "Molti di noi pensano che soltanto quando avremo questo o quello, soltanto quando la situazione cambierà, soltanto allora potremo essere felici (...) Sacrifichiamo l'ora che è così prezioso per un poi che non arriva mai". E questo produce continuo stress, ansia, aspettative (disattese), frustrazione, rabbia...

Ma "la vita è qui, ci sta aspettando questo stesso giorno, più che mai" (Thich Nhat Hahn).

La poesia di Blake, con cui ho aperto questo articolo, ci invita a posare il nostro sguardo sulle cose apparentemente piccole e insignificanti, come un granello di sabbia o un fiore selvatico, per scoprire che proprio qui c'è un mondo, c'è un universo, c'è l'eternità.

Il poeta ci invita a tornare al nostro corpo, ai nostri sensi, all'esperienza immediata (cioè non mediata da pensieri, analisi, aspettative, ecc) con la realtà. Perchè, scrive Thich Nhat Hahn: "Il tuo corpo può dirti tutto quello che c'è da sapere sull'universo, lo spazio infinito e il tempo senza fine (...) L'eternità è qui per essere toccata in ogni istante".

Non stiamo parlando di qualcosa di metafisico o religioso.

Ma dell'esperienza chiara e immediata dell'essere vivi e in relazione.

Sempre nel libro citato, Thich Nhat Hahn scrive: "La Madre Terra ti ha portato alla vita ed è dentro di te. Sei splendido come lei perchè sei lei. La tua natura è la sua natura". Il granello di sabbia e il fiore selvativo e il nostro corpo, tutti, proveniamo dall'unico universo, siamo tutti plasmati dalla stessa Terra. La nostra mente ci illude di essere separati e distinti; ma in realtà siamo uno, siamo in relazione. Sempre.

Stare a lungo davanti a un computer, comunicare solo attraverso gli strumenti di comunicazione virtuale, senza il coinvolgimento dei sensi (senza gli odori dei corpi, il contatto di mani e abbracci, l'energia elettromagnetica della vicinanza fisica, ecc.) rischia impoverirci e farci perdere il gusto della vita.

Come fare? Cosa possiamo modificare?

Thich Nhat Hahn, nel libro sopra riportato, scrive: "Devi svegliarti! Svegliarti alle meraviglie dentro e intorno a te. Se conosci la via, qualsiasi momento della tua vita può diventare il momento più felice della tua vita".

Perchè non cogliere questo invito del monaco vietnamita, insieme al suggerimento di William Blake, e utilizzare la possibilità che ci è stata concessa dall'ultimo DPCM di andare a camminare in natura, e uscire di tanto in tanto dalle nostre case (fosse anche solo per dieci minuti) per fermarci a osservare un semplice fiore di campo, ammirarlo, annusarlo, scrutarlo con la curiosità di un bambino e godere l'eternità di quest'ora, proprio adesso?

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